domenica 24 maggio 2015

COMPIERE OGNI ATTO
(dal più importante al più irrilevante)
CON SPIRITO DI GIUSTIZIA, CORAGGIO E FORZA NEL COMBATTERE
OGNI ILLEGALITA' E INGIUSTIZIA 

Piersanti Mattarella (1935-1980) 
"[L'omicidio di Michele Reina, segretario provinciale della Democrazia cristiana di Palermo, N.d.A.] è certamente un episodio che richiama ciascuno e tutti alla necessità non soltanto di esprimere condanna, esecrazione, cordoglio, partecipazione, ma che deve far pensare che la realtà della società nella quale viviamo ha bisogno di recuperare valori perduti, di far riacquistare a ciascuno il senso del dovere, di ricollocare in un equilibrio migliore i rapporti tra le varie componenti sociali. 
Si tratta di un fatto che ci richiama non a parole di condanna, ma ad impegno di operare; come impegnata, generosa, appassionata fu la vita, la testimonianza politica di Michele Reina, che seppe dedicare con coerenza rigorosa al suo credo politico tutte le sue energie. Chi lo ha conosciuto non può non ricordare la vitalità, la capacità di espressione viva del suo modo di essere. 
Questo credo debba essere il messaggio da raccogliere dalla testimonianza politica di Michele Reina e dalla sua orribile fine: che, al di là delle condanne che facilmente possono essere espresse, ci sia l’impegno di ciascuno, delle forze che vivono ed operano nella nostra società, delle istituzioni, perchè sia fatto tutto ciò che è possibile fare non solo perchè sia fatta luce e sia scoperta la verità su quanto è accaduto (come tutti chiediamo con forza), ma perchè sia recuperata nella nostra società una convivenza migliore, sia recuperato nella nostra comunità un modo di essere più giusto che isoli, che respinga, che condanni, con operatività e non soltanto a parole, ogni forma di violenza, che dia a ciascuno di noi il senso del dovere di combattere questa realtà violenta, politica, mafiosa o delinquenziale che sia, che non può più essere tollerata, ignorata, sopportata dai cittadini che vogliono realmente una società migliore. 
Dobbiamo trarre una lezione, un messaggio da questo ulteriore, ennesimo fatto di violenza. Ed è quello di ricavare non il senso della paura, dello sgomento, l’invito ad assentarsi, ad allontanarsi dall’impegno sociale, ma, al contrario, l’incitamento ad essere più presenti, più attivi nelle competizioni di ogni giorno, perchè il fenomeno della violenza, ripeto, quella eversiva o quella comune, non può essere vinto soltanto dalle istituzioni a ciò preposte, ma deve essere vinto con una grande battaglia che debbono combattere tutti i cittadini che realmente credono nella democrazia e nella libertà. 
Nel rinnovare alla Democrazia cristiana e alla famiglia di Michele Reina i sensi del più profondo cordoglio, della più commossa solidarietà, credo che tutti noi dobbiamo, ripeto, da questo episodio come da tanti altri, trarre una lezione di impegno civile, di maggiore generosità, di maggiore dedizione, di riacquisizione di un senso del dovere maggiore, se vogliamo che questa nostra società cambi migliorando"

Piersanti Mattarella, discorso del Presidente della Regione Sicilia pronunciato nell'Aula dell'Assemblea regionale in commemorazione del segretario provinciale della Democrazia Cristiana di Palermo Michele Reina, seduta del 15 marzo 1979.

Piersanti Mattarella con Aldo Moro 

"Accanto al cordoglio per i familiari, colpiti negli affetti più cari in modo irreparabile e gravissimo, accanto ai sentimenti di solidarietà al Corpo di Polizia, ed in particolare ai colleghi palermitani, dal Questore al più giovane agente della Squadra Mobile, è indispensabile per le forze politiche, per le istituzioni pubbliche, porsi il problema sociale, umano, morale, ma anche, in definitiva, propriamente politico, della tutela dei livelli civili nella città di Palermo e nella nostra Regione. 
Ho avuto modo di dire in altre occasioni che il problema dello sviluppo nostro, come di altre aree depresse, non è solo economico, ma anche sociale, civile e morale […]
Il dolore dei familiari, l’offesa arrecata alla comunità, meritano una risposta ampia e responsabile; occorre mettere un punto fermo a questa spirale, occorre, come ho già avuto modo di dichiarare, fermare la mano degli assassini. 
È necessario intanto che tutti gli organi, comunque impegnati nell'accertamento della verità, a cui auguriamo un rapido successo, sentano attorno a loro un’atmosfera pienamente e sinceramente favorevole e solidale e questo non solo a livello della piena ed incondizionata collaborazione delle autorità, ma anche a livello dei singoli cittadini. 
Vorrei raccogliere in questa sede il suggerimento cristiano ma anche altamente civile dell’Arcivescovo di Palermo, cardinale Pappalardo, che ha indicato la via del dovere ai cittadini: basta con le reticenze, con i «non ricordo», con i «non so»! 
Qui è in gioco il nostro futuro, il futuro della nostra comunità, dei nostri figli. 
Oltre ai livelli ed alla qualità della convivenza civile è difficile comprendere appieno il peso negativo, le refluenze [cioè le regressioni, gli arretramenti, gli indietreggiamenti, N.d.A.] che fatti consimili hanno sulle prospettive di sviluppo e di crescita culturale, civile ed anche economica dell’Isola e sull'opinione pubblica nazionale. 
[…] Quali le matrici? Quali le cause? Quali i collegamenti? Sono molti gli interrogativi che la gente si pone e non possiamo certo limitarci a porceli come gli altri. 
Occorre in qualche modo, con decisione e con prontezza, riuscire a far fronte a quest’esigenza, a queste domande che ci vengono dalla società di cui siamo espressione. 
Il livello di guardia è stato abbondantemente superato. 
È necessario passare dalle parole ai fatti; è necessario che le istituzioni pubbliche assumano il peso di queste questioni che non possono essere lasciate allo studio dei sociologi; è necessario, oltre all'operante e fattiva solidarietà con gli organi di polizia affinchè essi sentano che il loro difficile e duro lavoro non solo non è inutile ma è perfettamente inserito in un tessuto sociale sano ed anzi è di esso espressione piena, è necessario, dicevo, che a tutti i livelli si compia a fondo il proprio dovere, si gestiscano poteri e responsabilità con coraggio, giustizia e correttezza, si compia ogni atto, dal più significativo al più minuto, con questo spirito di giustizia, ma anche di coraggio e di forza nel combattere ogni deviazione, ogni illiceità, ogni prepotenza. 
A questi obiettivi è stata finalizzata l’attività legislativa di riordino e di riforme proposte dal Governo negli ultimi tempi e l’azione amministrativa del Governo stesso. 
È, credo, nella gestione della società, nell'amministrazione della cosa pubblica il primo impegno che direttamente investe la classe politica ed è anche nel manifestare, attraverso appropriate iniziative e chiare indicazioni politiche, la totale, irriducibile avversità ad ogni forma di violenza, ad ogni organizzazione criminale, ad ogni manifestazione mafiosa alle quali non può, tra l’altro, essere consentito di abusare di modi e di strumenti di garanzia per collocarsi in posizione di vantaggio nei confronti di chi tali garanzie troppo spesso incontra come impedimenti per vincere una sacrosanta lotta. 
È nel rinnovare in modo costante e credibile la solidarietà, la comprensione, il pieno appoggio a quanti in prima linea, con dedizione generosa e coraggio encomiabile, sono impegnati nella difesa della convivenza civile, tutori dell’ordine prima di ogni altro; è nel denunciare con fermezza la gravità della situazione di questa città caratterizzata dai tanti drammatici eventi di questi ultimi mesi che si esprime la coscienza pubblica turbata e preoccupata"

Piersanti Mattarella, discorso del Presidente della Regione Sicilia pronunciato nell'Aula dell'Assemblea regionale in commemorazione del capo della squadra mobile di Palermo Boris Giuliano, seduta del 25 luglio 1979 (antimeridiana).




Piersanti Mattarella
"Oggi avvertiamo, con questo ulteriore episodio [l’omicidio del magistrato Cesare Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso, N.d.A.], un senso di profonda preoccupazione e di inquietudine, non solo per la gravità di ciò che accade in questa città, ma anche per il verificarsi di una specie di assuefazione a fatti di violenza come questi, per il verificarsi di una sorta di fuga dalla coscienza come se questi fossero fatti ed episodi isolati che appartengono a poche persone. 
Sono, invece, fatti che non possono che chiamare ad una responsabilità collettiva tutta la comunità palermitana, tutta la comunità isolana: che richiama la responsabilità impegnata e concreta di chi ha il dovere di intervenire per spezzare questa spirale alla quale va data una risposta opposta alla paura, alla rassegnazione, che probabilmente si cerca di creare con queste inaudite aggressioni alle stesse istituzioni. 
A questa situazione si deve reagire fermamente, vigorosamente, al di là delle parole, delle celebrazioni che rischiano di assumere il ruolo di un rito e che non possono che essere respinte dalla opinione pubblica più attenta e più sensibile. 
Questa realtà richiama ad un impegno collettivo delle istituzioni, degli uffici responsabili, ma anche ad un impegno collettivo dei cittadini a partecipare di più alla lotta contro ogni forma di delinquenza organizzata e di mafia. 
Io credo che l’assassinio, consumato con una ferocia inaudita, di questi due servitori della cosa pubblica deve lasciare un segno, al di là della partecipazione piena al cordoglio delle famiglie, al di là della solidarietà totale nei confronti della Magistratura e della Polizia, al di là della necessità di piegarsi reverenti al sacrificio di questi due caduti. 
Il segno per noi non può che essere quello di un impegno maggiore, per tutti e per ciascuno, ai vari livelli di responsabilità, nell'affrontare senza tentennamenti e senza paure questa autentica battaglia. 
[…] Noi avvertiamo, così come tutte le forze politiche, tutte le forze vive della società, dal mondo del lavoro, che lo ha fatto ieri con una manifestazione spontanea e significativa, al mondo della cultura, avvertiamo – dicevo – l’esigenza di manifestare alla Magistratura ed alle Forze dell’ordine, impegnati in prima linea a difendere la qualità della convivenza civile e la società da queste aggressioni che finiscono anche queste per appartenere alla sfera della eversione, non solo la piena solidarietà, ma vorrei dire la testimonianza di una partecipazione in spirito al loro impegno, tante volte generoso ma incompreso, talvolta spinto fino all'estremo sacrificio, spesso avvolto dalla sensazione di essere isolati, di non essere compresi, di non essere sostenuti"

Piersanti Mattarella, discorso del Presidente della Regione Sicilia pronunciato nell'Aula dell'Assemblea regionale in commemorazione del magistrato Cesare Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso, seduta del 26 settembre 1979.




Piersanti Mattarella con Sandro Pertini
"Una Sicilia che ha già fatto cospicui passi avanti avvicinando i suoi livelli di vita a quelli del resto del Paese, con la sua cultura, con i suoi modi di essere; una Sicilia che nel gusto e nel costume non è diversa dal resto del Paese; eppure anche una Sicilia che registra, specie nelle sue città, forme di convivenza civile non accettabili, rese più gravi dalle carenze di servizi pubblici, di scuole, di case a basso prezzo, di ospedali, di asili nido, di campi da gioco, di verde. 
Abbiamo ancora dinanzi a noi ostacoli e resistenze notevoli e non ce ne nascondiamo il peso; primo fra tutti la recrudescenza del fenomeno della mafia che […] si ripresenta con tracotanza in questi mesi a turbare lo scorrere ordinato della nostra vita civile. 
Occorre fare un appello alla coscienza individuale, oltre che ovviamente a tutti gli strumenti del pubblico potere, per affrontare questa dura battaglia. 
Occorre che i comportamenti di ciascuno siano coerenti a questo obiettivo e noi Le chiediamo, Signor Presidente, di associare al nostro il Suo richiamo, reso forte anche dalla Sua alta coscienza politica e morale, per un livello più alto di convivenza civile, affinché ciascuno ogni giorno isoli e respinga i comportamenti mafiosi e non si pieghi ad essi. 
Deve essere pur possibile ai giovani, a tanti giovani che vediamo anche in Sicilia così ansiosi di rinnovamento, così desiderosi di maggiore giustizia, così vivi, così attenti a tutto ciò che accade intorno ad essi, deve essere pur possibile, dicevo, a questa nuova generazione di siciliani il venire a capo di questo triste fenomeno, di isolarlo, batterlo, vincerlo per sempre"

Piersanti Mattarella, discorso del Presidente della Regione Sicilia pronunciato nell'Aula dell'Assemblea regionale come indirizzo di saluto al Presidente della Repubblica Sandro Pertini, seduta straordinaria del 9 novembre 1979.




Piersanti Mattarella
"In questo stesso momento una delle finalità che deve caratterizzare l’impegno politico dei gruppi parlamentari, del Governo e delle istituzioni in generale credo sia quella di dare un contributo decisivo per l’isolamento nella società del fenomeno mafioso. 
Questo risultato può essere conseguito, ripeto, aiutando a costituire una coscienza antimafia. 
[…] La gravità del fenomeno mafioso non è più esprimibile soltanto attraverso il riferimento al numero dei delitti consumati o tentati. 
Bisogna evitare di concentrare l’attenzione su questo fenomeno soltanto nei momenti in cui si manifesta in maniera più grave; giova sottolineare, invece, al di là della indicazione della quantità e delle forme in cui si manifesta, la drammaticità del mantenimento e del riesplodere di questo fenomeno nella società siciliana. 
Si tratta di un fenomeno che deve avere come interlocutore principale lo Stato con i suoi apparati, con le sue responsabilità, con le sue incombenze. 
[…] Questa battaglia contro la criminalità esige – come qui è stato sottolineato – la più larga unità di intenti, alla quale tutti dobbiamo sentirci richiamati. 
Credo che occorra dimostrare l’esistenza di un fronte contro la mafia, forte anche politicamente, che appaia vincente, che, per la sua consistenza, per la sua capacità di indicare soluzioni, dia alla società siciliana ed alle nuove generazioni il convincimento che questa è una battaglia che può e deve essere vinta. 
[…] Siamo convinti, infatti, che, nella capacità di identificare uno sviluppo e di proporre scelte coerenti di carattere produttivo che garantiscano una crescita economica, sociale e civile dell’Isola, c’è anche la risposta essenziale all'eliminazione delle ragioni di fondo del prosperare della mafia nella nostra Regione. 
[…] La battaglia deve essere affrontata e deve essere combattuta guardando alla dimensione complessiva del fenomeno, che non è soltanto un fenomeno di delinquenza nei confronti dei quali va richiamata, come certamente è giusto richiamare, la massima operatività possibile degli organi chiamati alla tutela dell’ordine pubblico, dalle forze di polizia alla magistratura. Ad esse va dato atto, senza riserve, di avere condotto una battaglia molto spesso in condizioni difficili. Appaiono opportuni i riferimenti […] relativi al potenziamento delle dotazioni umane e strutturali sia degli organi di polizia sia della magistratura in Sicilia. 
[…] Ma non è solo in direzione di questi aspetti, che pure vanno sottolineati con forza e vanno rivendicati nei confronti degli organi centrali dello Stato, che si combatte la mafia. 
Si combatte anche eliminando le cause profonde che consentono a questo fenomeno di prosperare.
E’ un fenomeno caratterizzato dalla sopraffazione, dal ricatto, dalla minaccia, che bisogna combattere dalle sue origini. 
Quando si fanno richiami alla educazione civica, alla esigenza di interventi anche nelle scuole, perché si crei una coscienza antimafia, un costume diverso, ciò è da considerare positivamente.
Credo, infatti, che, accanto alle iniziative e agli strumenti di lotta immediata per contrastare gli aspetti più evidenti della realtà mafiosa, ci sia bisogno di una strategia complessiva che vada alle origini. 
Bisogna riguardare le condizioni di vita, il tessuto economico e sociale che ha consentito da tanto, da troppo tempo il prosperare di questo triste fenomeno. 
Non si tratta soltanto di identificare un momento repressivo ma un momento propositivo, che riguarda la capacità di interventi di carattere economico-sociale di grande respiro da parte dello Stato e della Regione, che riguarda comportamenti capaci di eliminare, ad esempio, la disoccupazione, che è certamente uno dei mali che facilita il prosperare del fenomeno stesso.
Occorre trovare la capacità di isolare questa realtà, combattendo qualsiasi forma di connivenza, di collusione, di adesione a questo fenomeno, dovunque possano annidarsi; combatterle anche con durezza, ma sfuggendo al tentativo di realizzare forme di giudizi falsi o affrettati che finiscono con l’essere una attenuazione nella battaglia e nell'affrontare il nemico dove realmente esso si è insediato e dove realmente esso va battuto"
Deve insomma emergere "la capacità di una proposta duplice sia in direzione di interventi rivolti alla eliminazione del fenomeno nelle sue manifestazioni più immediate mediante modi e comportamenti più efficaci della presenza repressiva dello Stato, sia in direzione della consapevolezza che per battere questo fenomeno bisogna intervenire drasticamente per risollevare le condizioni socio-economiche della nostra Regione. 
[…] Ritengo, signor Presidente, di dover ribadire che questo dibattito costituisce obiettivamente un momento di crescita di quella coscienza antimafia che è indispensabile per contribuire ad isolare questo fenomeno, che può essere battuto – ripeto – con i momenti repressivi, ma anche con la capacità di operare scelte organiche che riguardano lo sviluppo socio-economico, oltre che con i comportamenti individuali e quindi i modi di essere della nostra convivenza civile e del nostro costume. 
Credo che il contributo dato da questo dibattito al fine di isolare questo fenomeno e di costruire una coscienza di opposizione, di resistenza e di liberazione da questo fenomeno sia un fatto che fa onore a questa Assemblea e alla Regione siciliana"

Piersanti Mattarella, discorso del Presidente della Regione Sicilia pronunciato nell'Aula dell'Assemblea regionale nella discussione delle mozioni e dell'interpellanza sullo stato dell'ordine pubblico in Sicilia e sulla lotta alla mafia, seduta del 20 novembre 1979.


Piersanti Mattarella è morto e continuerà ad esserlo se noi non ne facciamo vivere le passioni e gli ideali nelle nostre piccole e grandi esperienze.
Sfrattiamo dalle nostre menti l'indifferenza.
Scacciamo l'ignavia dai nostri cuori.
Impegniamoci, dunque!
Facciamo vivere Piersanti attraverso le nostre azioni, le nostre parole e i nostri pensieri quotidiani.
Dimostriamo concretamente e senza ipocrisie che lui vive - davvero - con noi e dentro di noi.
Facciamone memoria piena, autentica, pratica.
Evitiamo di mettere in atto la solita, stucchevole, retorica messa in scena utile solo a farci credere - illusi - che la nostra coscienza sia a posto.
Come oggi è il giorno in cui un bimbo di nome Piersanti è sbocciato alla vita, così il testamento morale che questi ci ha lasciato sbocci nella mente e nel cuore di ognuno di noi.
Già, perchè adesso tocca a noi.
Soltanto a noi.

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