MARIA CONCETTA, UNA DI NOI - Parte II

L'8 marzo 2012 ho raccontato la storia di una giovanissima testimone di giustizia, Maria Concetta Cacciola.

Ora segnalo un paio di aggiornamenti:

- le condanne dei familiari (in primo grado di giudizio) e la formulazione da parte della Corte di Assise della tesi omicidiaria (non si sarebbe dunque trattato di suicidio);

- i nuovi arresti e la ritrattazione forzata delle dichiarazioni rese da Maria Concetta ai magistrati antimafia.

Una vicenda simile a quella di Maria Concetta Cacciola è stata raccontata da Immacolata Mancuso, nata in una famiglia di 'ndrangheta, sorella del capomafia Pantaleone Mancuso, scappata al Nord Italia per salvare i suoi figli e crescerli nell'onestà e nella legalità.

Sua cognata, Tita Buttafusca, moglie di Pantaleone Mancuso, entrò nel marzo 2011 in una caserma dei carabinieri per raccontare omicidi e faide tra clan e invocare - tra le lacrime - la protezione dello Stato.

La famiglia mafiosa, però, venne a conoscenza della sua testimonianza.

Da quel momento non solo Tita non si recò più dai carabinieri, ma si rifiutò di firmare le ultime pagine del proprio verbale.

Un mese dopo il marito-capomafia si presentò dagli stessi carabinieri per riferire che la moglie aveva ingerito dell'acido.

Morì due giorni dopo in ospedale.   

P.S. "Questa mafia, questa criminalità, è uno schifo. [...] La spazzatura entra nella mafia e si sente importante. Queste persone si montano la testa e invece non sono nessuno. [...] Sono battagliera, ma mi sento un goccia nell'acqua e con quello che faccio forse non concluderò nulla. Molti mi ripetono che dovrei stare zitta, ma così non cambieremo mai".

Parola di Immacolata Mancuso.

Quello che avete appena letto è il mio 100° post. Auguri!!!