sabato 22 febbraio 2014

GLI ONESTI FUORI (dall'Italia), 
I MAFIOSI DENTRO (le Istituzioni) 


La vicenda dell'imprenditore e testimone di giustizia siciliano Ignazio Cutrò è esemplare (qui e qui i fatti; qui il commento di Giulio Cavalli).
Viene indotta e costretta a lasciare il proprio Paese una persona impegnata quotidianamente a rendere concreti valori imprescindibili come onestà, dignità e legalità.
Una persona la cui colpa - gravissima - è fare semplicemente il cittadino, quello vero, che intende mantener fede alla nostra Costituzione, laddove essa recita:

"ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società" (art. 4 c. 2);

"tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi" (art.54 c. 1).

Invece i criminali, i delinquenti, i ladri e i mafiosi non solo rimangono, ma continuano a spadroneggiare, soprattutto nelle Istituzioni.
Le quali si dimostrano sempre più indifferenti o complici.
E- sinceramente - non so quale delle due alternative sia la peggiore.
Ammesso che di alternative si tratti.


"La lotta alla mafia (il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte (proprio perchè meno appesantite dai condizionamenti e dai ragionamenti utilitaristici che fanno accettare la convivenza col male), a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità".

Queste parole sono state pronunciate da Paolo Borsellino la sera del 20 giugno 1992, durante la veglia di preghiera e di testimonianza nella basilica di San Domenico (Palermo), al termine di una fiaccolata partita dal luogo che diede i natali a Giovanni Falcone e giunta nella stessa chiesa dove 26 giorni prima si erano celebrati i suoi funerali. Le vie della città sono state percorse da un corteo di ragazzi giunti da molte parti d’Italia per ricordare - a un mese di distanza - le vittime della strage di Capaci: il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo, Vito Schifani. La manifestazione è stata indetta dall’Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani).

                Per ingrandire l'immagine, clicca su "YouTube" in basso a destra
                     (le parole sopra citate iniziano a partire dal minuto 3:18)

Nessun commento:

Posta un commento