mercoledì 31 dicembre 2014

GLI AUGURI MIGLIORI PER L'ANNO NUOVO

Cari lettori, 
gli auguri migliori che possa rivolgervi per l'anno nuovo sono racchiusi in "uno dei più bei messaggi, forse il più bello, il più ispirato di don Tonino Bello, indirizzato proprio ai giovani. […] Ecco, dovunque io abbia letto questo messaggio, […] l’aula rimaneva per qualche minuto silenziosa, completamente silenziosa, colpita, quasi folgorata da questo messaggio di speranza, da questo messaggio autentico, da questo messaggio nobile, degno, altissimo. […] In tutta Italia io ho lasciato una fotocopia di questo messaggio, nella mani di tutte le scolaresche presso cui sono stato. E quindi anche di questo io devo dire grazie a don Tonino, soprattutto perché mi ha aiutato con queste sue parole a fare […] - qui ci sono tanti giovani e voglio ripeterlo anche qui - un discorso sull'amore alla vita. Ecco, un discorso che io non ho mai mancato di fare ai giovani di oggi, stanco, come sono, di leggere sui giornali di giovani sedicenni, diciottenni che abdicano alla vita, che gettano la spugna. Ma come è possibile, dico io? Com'è possibile rinunciare a questo bene meraviglioso? Ed allora mi attacco alle parole di don Tonino, che proprio ai giovani dice" (Antonino Caponnetto, intervento in occasione della terza marcia della pace Alessano - S. Maria di Leuca, 2 agosto 1997):

"Ricordo i miei anni del ginnasio: un mare di dubbi.
Dubitavo perfino della mia capacità di affrontare la vita. 
Che età difficile! 
Hai paura di non essere accettato dagli altri, dubiti del tuo charme, della tua capacità d’impatto con gli altri e non ti fai avanti. E poi problemi di crescita, problemi di cuore…
Ma voi non abbiate paura, non preoccupatevi! 
Se voi lo volete, se avete un briciolo di speranza e una grande passione per gli anni che avete… cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri.
Vivete la vita che state vivendo con una forte passione. 
Non recintatevi dentro di voi circoscrivendo la vostra vita in piccoli ambiti egoistici, invidiosi, incapaci di aprirsi agli altri. 
Appassionatevi alla vita perché è dolcissima.
Mordete la vita!
Non accantonate i vostri giorni, le vostre ore, le vostre tristezze con quegli affidi malinconici ai diari. 
Non coltivate pensieri di afflizione, di chiusura, di precauzioni. 
Mandate indietro la tentazione di sentirvi incompresi.
Non chiudetevi in voi stessi, ma sprizzate gioia da tutti i pori.
Bruciate… perché quando sarete grandi potrete scaldarvi ai carboni divampati nella vostra giovinezza.
Incendiate… non immalinconitevi. Perché se voi non avete fiducia gli adulti che vi vedono saranno più infelici di voi.
Coltivate le amicizie, incontrate la gente.
Voi crescete quanto più numerosi sono gli incontri con la gente, quante più sono le persone a cui stringete la mano.
Coltivate gli interessi della pace, della giustizia, della solidarietà, della salvaguardia dell’ambiente.
Il mondo ha bisogno di voi per cambiare, per ribaltare la logica corrente che è logica di violenza, di guerra, di dominio, di sopraffazione.
Il mondo ha bisogno di giovani critici.
Vedete! Gesù Cristo ha disarmato per sempre gli eserciti quando ha detto: <<rimetti la spada nel fodero, perché chi di spada ferisce, di spada perisce>>. Ma noi cristiani non siamo stati capaci di fare entrare nelle coscienze questo insegnamento di Gesù.
Diventate voi la coscienza critica del mondo. 
Diventate sovversivi. 
Non fidatevi dei cristiani <<autentici>> che non incidono la crosta della civiltà. 
Fidatevi dei cristiani <<autentici sovversivi>> come San Francesco d’Assisi che ai soldati schierati per le crociate sconsigliava di partire.
Il cristiano autentico è sempre un sovversivo; uno che va contro corrente non per posa ma perché sa che il Vangelo non è omologabile alla mentalità corrente.
E verranno i tempi in cui non ci saranno più né spade e né lance, né tornado e né aviogetti, né missili e né missili-antimissili. 
Verranno questi tempi. 
E non saremo più allucinati da questi spettacoli di morte!
Non so se li ricordate, se li avete letti in qualche vostra antologia quei versi di Neruda in cui egli si chiede cosa sia la vita. Tunnel oscuro - dice - tra due vaghe chiarità o nastro d’argento su due abissi d’oscurità?
Quando ero parroco li citai durante una messa con i giovani. 
Poi chiesi: perché la vita non può essere un nastro d’argento tra due vaghe chiarità, tra due splendori? Non potrebbe essere così la vostra vita?
Vi auguro davvero che voi la vita possiate interpretarla in questo modo bellissimo".

lunedì 29 dicembre 2014

PER UNA NUOVA (R)ESISTENZA


"Odio gli indifferenti. 
Credo come Federico Hebbel 
[poeta e drammaturgo tedesco del XIX secolo, N.d.A.] 
che <<vivere vuol dire essere partigiani>>.
Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. 
Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. 
Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
Perciò odio gli indifferenti" 


<<Le mafie hanno ripreso alla grande, 
sono tornate forti in questo Paese.
Sono 400 anni che in Italia parliamo di camorra;
200 che parliamo di Cosa Nostra e
120 di 'ndrangheta.
Se ancora nel 2014 abbiamo davanti agli occhi 
giochi criminali, illegalità, corruzione e mafie,
ciò deve farci profondamente riflettere.
 Non basta denunciare e indignarsi, 
bisogna costruire la speranza>>


Da sinistra a destra: Margherita Asta, don Luigi Ciotti,
Franca Evangelista e un responsabile del presidio di
"Libera" Isola Bergamasca e Valle Imagna
(Villa d'Almè, 10 novembre 2014) 


"L'indifferenza è il peso morto della storia. 
E' la palla di piombo per il novatore, 
è la materia inerte in cui 
affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, 
è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, 
meglio dei petti dei suoi guerrieri, 
perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, 
e li decima e li scora 
e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. 
Opera passivamente, ma opera.
E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare;
è ciò che sconvolge i programmi, 
che rovescia i piani meglio costruiti;
è la materia bruta che si ribella 
all'intelligenza e la strozza"


<<Il primo diritto di ogni uomo è di essere chiamato per nome>> 


Don Luigi Ciotti


"Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, 
il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, 
non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, 
quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti"


<<Il miglior modo di fare memoria è quello di impegnarci, ma non ogni tanto. Non si può essere cittadini a intermittenza. Non basta commuoversi, bisogna muoversi, di più, tutti>> 




"Ciò che avviene, 
non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, 
quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, 
lascia fare, 
lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, 
lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, 
lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. 
La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che 
apparenza illusoria di questa indifferenza, di
questo assenteismo"


<<Il vero problema sono i poteri apparentemente legali che si muovono illegalmente. C'è una mafiosità diffusa. I mafiosi non sono nessuno, noi gliel'abbiamo permesso! Il problema non sono i mafiosi; il problema siamo noi. Le mafie non sono un mondo a parte, ma una parte del nostro mondo>>




"Dei fatti maturano nell'ombra, 
poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, 
e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. 
I destini di un'epoca sono manipolati a seconda 
delle visioni ristrette, degli scopi immediati, 
delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, 
e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa"


<<La prima riforma in Italia è la riforma delle nostre coscienze. Un'autoriforma, ovvero cittadini veri che si assumono le proprie responsabilitàLa responsabilità è conoscenza e la conoscenza è responsabilità>>




"Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; 
ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: 
e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, 
sembra che la storia non sia che 
un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, 
del quale rimangono vittima tutti, 
chi ha voluto e chi non ha voluto, 
chi sapeva e chi non sapeva, 
chi era stato attivo e chi indifferente" 


<<L'Italia non è ancora del tutto libera. Le mafie e la corruzione - due facce della stessa medaglia - non rendono del tutto libera l'Italia. La liberazione dell'Italia dai giochi illegali e mafiosi deve essere completata! C'è una nuova Resistenza: etica, civile, culturale. Dobbiamo ribellarci all'impotenza! Come Rita Atria dobbiamo dire: "Io mi ribello!">>




"E questo ultimo si irrita, 
vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, 
vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. 
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, 
ma nessuno o pochi si domandano: 
se avessi anch'io fatto il mio dovere, 
se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, 
sarebbe successo ciò che è successo? 
Ma nessuno o pochi si fanno una colpa 
della loro indifferenza, del loro scetticismo, 
del non aver dato il loro braccio e la loro attività 
a quei gruppi di cittadini che, 
appunto per evitare quel tal male, 
combattevano, 
di procurare quel tal bene si proponevano"


<<Con la lotta di Liberazione abbiamo conquistato la democrazia. La spina dorsale della democrazia e della Costituzione è la responsabilità, i doveri e i diritti. La democrazia si regge su tre gambe: la dignità umana, la giustizia e la responsabilità. Quest'ultima viene prima ancora della solidarietà, che comunque non deve mai venire meno. Meno solidarietà e più diritti, cioè più giustizia sulla faccia di questa Terra! Il bene si costruisce con l'inclusione>>




"I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, 
preferiscono parlare di fallimenti ideali, 
di programmi definitivamente crollati 
e di altre simili piacevolezze.
Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità" 


<<Da beni esclusivi dei mafiosi devono diventare beni condivisi. 
I mafiosi non sono contenti di tre cose:
1) la sottrazione dei loro patrimoni, perchè così perdono l'immagine, il potere e il controllo del territorio;
2) il fatto che giovani del posto - attraverso un bando pubblico - vadano a lavorare le loro vecchie terre;
3) la scuola.
La lotta alla mafia vuol dire sociale, scuola, cultura, servizi, lavoro>>


Don Luigi Ciotti abbraccia Franca Evangelista 


"E non già che non vedano chiaro nelle cose, 
e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, 
o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. 
Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde,
ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; 
è prodotto di curiosità intellettuale, 
non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, 
che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere"


<<Ogni minuto che abbiamo trascorso qui questa sera la spesa per i conflitti e le guerre nel mondo (armi, quindi) è uguale a 3 milioni di dollari. Allora uno non può tacere!>>




"Odio gli indifferenti 
anche per ciò che mi dà noia 
il loro piagnisteo di eterni innocenti. 
Domando conto ad ognuno di essi 
del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, 
di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. 
E sento di poter essere inesorabile, 
di non dover sprecare la mia pietà, 
di non dover spartire con loro le mie lacrime"


<<Dobbiamo compiere scelte coraggiose, a partire dalle piccole cose. Dobbiamo esserci dove viene calpestata la libertà e la dignità delle persone! Meno convegni e più sostanza!>> 





"Sono partigiano, 
vivo, 
sento nelle coscienze virili della mia parte 
già pulsare l'attività della città futura 
che la mia parte sta costruendo. 
E in essa la catena sociale non pesa su pochi, 
in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, 
ma è intelligente opera dei cittadini. 
Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare 
mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; 
e colui che sta alla finestra, in agguato, 
voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura 
e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato 
perché non è riuscito nel suo intento"


<<Tanta gente ci sta rubando le parole. 
Molti parlano di "legalità", ma quella malleabile e sostenibile. 
Un altra parola che ci hanno rubato è "antimafia". E' una parola che non mi piace: essere contro la mafia ci sono tutti a parole, a partire dai mafiosi che mettono in piedi finte associazioni antimafia. Essere contro la mafia è un problema di coscienza, non è una carta d'identità che si tira fuori a seconda delle circostanze. Infine la "dimensione etica" come professione, come base per le nostre scelte e per i nostri comportamenti. L'etica è il nutrimento della democrazia, è il primo argine della legalità, è la ricerca dell'integrità della nostra vita, la nostra responsabilità che si manifesta in parole e gesti coerenti>>




"Vivo, sono partigiano. 
Perciò odio chi non parteggia, 
odio gli indifferenti"


Antonio Gramsci


Le parole in grassetto rosso costituiscono un brano completo de "LA CITTA' FUTURA", numero unico dedicato ai giovani, pubblicato a Torino l'11 febbraio 1917 a cura della Federazione Giovanile Socialista Piemontese. 
L'autore?
Un ragazzo di 26 anni. 
Il suo nome è Antonio Gramsci.

Le parole in grassetto nero costituiscono alcuni spezzoni di un discorso pronunciato al cinema teatro "Serassi" di Villa d'Almè (Bergamo) la sera del 10 novembre 2014, durante l'incontro "Le loro idee camminano sulle nostre gambe. Memoria di Gaetano Giordano" (organizzato dal presidio di "Libera" Isola Bergamasca e Valle Imagna, intitolato a Rita Atria e allo stesso Giordano).
L'autore?
Un sacerdote di 69 anni.
Il suo nome è don Luigi Ciotti.


Il programma delle iniziative organizzate
nell'autunno 2014 dal presidio di "Libera"
Isola Bergamasca e Valle Imagna
in occasione dell'anniversario
dell'omicidio di Gaetano Giordano


Margherita Asta
P.S. Quella sera l'intervento di don Ciotti è stato preceduto dai contributi di Margherita Asta (referente del Coordinamento dei familiari delle vittime delle mafie per il Nord Italia di "Libera") e di Franca Evangelista (vedova di Gaetano Giordano). 

<<La mafia mi ha tolto la famiglia, "Libera" me ne ha data una più grande>>.
Così Margherita Asta, visibilmente commossa, ha spiegato il proprio impegno verso la legalità.
Nata a Trapani il 23 giugno 1974, all'età di soli 10 anni perde la madre (Barbara Rizzo Asta, 31 anni) e i fratellini Giuseppe e Salvatore (entrambi di 6 anni), vittime della strage mafiosa di Pizzolungo, compiuta la mattina di martedì 2 aprile 1985.
Dopo esserle venuto a mancare anche il padre (Nunzio Asta, 45 anni) per problemi cardiaci, nel settembre del 1993, finalmente un raggio di sole entra nella vita di Margherita (come dice lei stessa). 
Il pomeriggio di sabato 30 aprile 2011, infatti, si sposa nella chiesa Madonna di Lourdes di Trapani. Le nozze vengono celebrate da don Luigi Ciotti, che ha così voluto ricordare quel lieto evento nel corso dell'incontro di Villa d'Almè:
<<Fu uno dei momenti più profondi della mia vita. Accompagnai io Margherita all'altare, perchè il papà non c'era, poi entrai in sagrestia, indossai i paramenti e celebrai la messa>>, unendo in matrimonio Margherita al <<suo amore>>, Enrico Maccagnini.

Franca Evangelista

Dopo Margherita Asta ha preso la parola Franca Evangelista, la quale non solo ha raccontato la storia del marito Gaetano Giordano, ucciso dalla mafia esattamente 22 anni prima, ma ha regalato ai presenti un'interessante riflessione:
<<Spesso si dice: "lo Stato non c'è, non è presente, non interviene". Ma lo Stato non è lo Stato di Roma, siamo noi. Il cittadino è il vero Stato>>.

sabato 27 dicembre 2014

UN LUNGO CAMMINO 

Le sorelle Mirabal
Due sorelle si recano in carcere per far visita ai propri mariti detenuti.
Una terza le accompagna.
Durante il viaggio di ritorno vengono fermate da alcuni uomini, i quali prima le costringono a scendere dall'automobile, poi le bastonano e le massacrano in una vicina piantagione di canna da zucchero.
Dopo averle così barbaramente uccise, gli assassini ne ripongono i corpi sull'autovettura, spinta in un dirupo affinchè si pensi a un incidente stradale.
E' venerdì 25 novembre 1960.  
Siamo nella Repubblica Dominicana e le vittime si chiamano Aída Patria Mercedes (36 anni), María Argentina Minerva (34 anni) Antonia María Teresa Mirabal (25 anni).
Giovani attiviste politiche e rivoluzionarie, avevano "osato" combattere il regime militare del dittatore Rafael Leónidas Trujillo - salito al potere con un colpo di Stato nel 1930 - con il nome di battaglia "Las Mariposas" ("Le Farfalle").
Ma il loro sacrificio non è stato vano.
Non solo l’indignazione popolare avrebbe portato all'uccisione di Trujillo (il 30 maggio 1961, sei mesi dopo l'omicidio delle sorelle Mirabal) e alla fine della dittatura, ma l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite avrebbe scelto proprio la data della morte violenta delle tre giovani "farfalle" per costituire la Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne.
Nell'atto istitutivo - la Risoluzione n. 54/134, adottata venerdì 17 dicembre 1999 - l'Onu ribadisce la definizione di "violenza contro le donne" già formulata sei anni prima nella "Dichiarazione sull'Eliminazione della Violenza contro le Donne" (adottata lunedì 20 dicembre 1993 dalla stessa Assemblea Generale nella Risoluzione n. 48/104), ovvero: "qualsiasi atto di violenza di genere che provochi, o sia suscettibile di provocare, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica alle donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata".
Inoltre nel documento di 15 anni fa le Nazioni Unite scrivono che:

  • "la violenza contro le donne è un ostacolo al raggiungimento dell'uguaglianza, dello sviluppo e della pace";


  • "le donne appartenenti a minoranze, indigene, rifugiate, migranti, le donne che vivono in comunità rurali o remote, indigenti, internate o in stato di detenzione, le bambine, le donne con disabilità, le anziane e le donne in situazioni di conflitto armato, sono particolarmente esposte alla violenza";


  • "la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente ineguali tra uomini e donne, che hanno portato al predominio e alla discriminazione contro le donne da parte degli uomini e all'impedimento della loro piena emancipazione";


  • "la violenza contro le donne è uno dei principali meccanismi sociali mediante i quali le donne sono mantenute in condizioni subalterne rispetto agli uomini";


  • "i diritti umani delle donne e delle bambine sono una parte inalienabile, integrante e indivisibile dei diritti umani universali";

  • è necessario "promuovere e tutelare tutti i diritti umani delle donne e delle ragazze", visto che ancora oggi "le donne non godono pienamente dei loro diritti umani e delle libertà fondamentali";

  • desta preoccupazione "il fallimento di vecchia data nel proteggere e promuovere tali diritti e libertà in relazione alla violenza contro le donne";

  • bisogna impegnarsi "nella lotta per sradicare la violenza contro le donne";


  • è sempre bene essere coscienti degli "impatti negativi, sia nella vita sociale, sia nella vita economica, della violenza contro le donne".

Ecco, quindi, il senso e lo scopo della Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne: "organizzare [...] attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne".
Ecco perchè un mese fa, in un messaggio inviato al Rettore dell'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, il Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha voluto ricordare che "ho avuto più volte occasione di affrontare questo argomento [la violenza contro le donne, N.d.A.], sempre sottolineando quanto cammino il nostro Paese debba ancora compiere per contrastare efficacemente questa drammatica realtà".
Bene, bravo, bis.
Tuttavia potrebbe (e dovrebbe) essere proprio il Capo dello Stato a compiere un piccolo, grande passo in questo lungo cammino.
Quale?
Porre finalmente rimedio a uno scempio che si trascina ormai da più di sessant'anni.
Il 31 luglio 1954, infatti, il Presidente Luigi Einaudi conferì al "Generalissimo dell'Esercito Dominicano, S.E. Trujillo Rafael Leónidas" (al potere da 24 anni) il titolo di "Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana e decorato di Gran Cordone".
Purtroppo, da allora, tale onorificenza non è mai stata revocata.
Ma di che cosa si tratta?
Secondo la normativa italiana:

    Rafael Leónidas Trujillo, 
    benemerito della Repubblica italiana
  • l'Ordine "Al merito della Repubblica italiana" è "destinato a dare una particolare attestazione a coloro che abbiano speciali benemerenze verso la Nazione" (art. 1, legge 3 marzo 1951, n. 178, con la quale è stato istituito l'Ordine e le relative onorificenze) e "a ricompensare benemerenze acquistate verso la Nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte ai fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari" (art. 1, decreto del Presidente della Repubblica 31 ottobre 1952, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 277 del 29 novembre 1952. Con esso è stato approvato lo Statuto dell'Ordine);


  • "capo dell'Ordine è il Presidente della Repubblica" (art. 2, legge n. 178/1951). Infatti "le onorificenze sono conferite con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentita la Giunta dell'Ordine" (art. 4, legge n. 178/1951);


  • "l'Ordine  è composto di cinque classi: cavalieri di gran croce, grandi ufficiali, commendatori, ufficiali e cavalieri. Per altissime benemerenze può essere eccezionalmente conferita ai cavalieri di gran croce la decorazione di gran cordone" (art. 3, legge n. 178/1951). Ciò trova ulteriore conferma nell'art. 3 del decreto del Presidente della Repubblica 31 ottobre 1952: "le onorificenze corrispondenti alle classi dell'<<Ordine al Merito della Repubblica Italiana>> sono stabilite nei seguenti gradi: Cavaliere, Ufficiale, Commendatore, Grande Ufficiale, Cavaliere di Gran Croce. La distinzione di Gran Cordone dell'Ordine viene conferita ai Cavalieri di Gran Croce per premiare altissime benemerenze di uomini eminenti, italiani e stranieri";

  • anche se "le concessioni delle onorificenze hanno luogo il 2 giugno, ricorrenza della fondazione della Repubblica, ed il 27 dicembre, ricorrenza della promulgazione della Costituzione della Repubblica Italiana", "le concessioni [...] accordate a stranieri [...] possono avvenire in qualunque data" (art. 7, decreto del Presidente della Repubblica 31 ottobre 1952);


  • "incorre nella perdita della onorificenza l'insignito che se ne renda indegno. La revoca è pronunciata con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta motivata del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il Consiglio dell'Ordine" (art. 5, legge n. 178/1951); "le onorificenze possono essere revocate solo per indegnità" (art. 10, decreto del Presidente della Repubblica 13 maggio 1952, n. 458); "del decreto del Presidente della Repubblica che dispone la revoca di una onorificenza è data notizia nella Gazzetta Ufficiale" (art. 12, decreto del Presidente della Repubblica n. 458/1952).

Per lo Stato italiano, quindi, il dittatore che ha ordinato l'uccisione di tre donne "colpevoli" di battersi per la libertà e la democrazia del proprio Paese è in realtà un personaggio "eminente" e meritevole di ricevere dalla massima carica istituzionale "speciali" e "altissime benemerenze" "acquistate verso la Nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte ai fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari".
Insomma, un vero e proprio "eroe nazionale". 
Ebbene, tutto ciò permane tuttora (e ovviamente nessuno ha mai pensato di chiedere scusa ai familiari delle vittime e al popolo dominicano)

Matteo Renzi: <<Birichino di un Trujillo!!!>>

Si vede che Matteo Renzi e Giorgio Napolitano - competenti il primo a proporre e il secondo a disporre la revoca dell'onorificenza a Trujillo - non reputano affatto "indegno" un tiranno sanguinario.
Oppure ci troviamo di fronte a due gravi casi di "beata ignoranza", malattia assai diffusa e contagiosa per cui il paziente - non importa se quarantenne o novantenne - è vittima di una diffusa amnesia che gli fa completamente "ignorare" (da qui il nome) i motivi e le origini di ciò che accade intorno a lui.
Tipo la storia di tre donne coraggiose uccise da un uomo solennemente omaggiato da un Paese che "deve ancora compiere un lungo cammino per contrastare efficacemente questa drammatica realtà".   

Giorgio Napolitano: <<Me so' scurdato di
quel gran figlio di Trujillo!>>

mercoledì 24 dicembre 2014

UNA SOCIETA' DISPERATA (e LADRA)

Corrado Alvaro (1895-1956)
Anno 1959, 55 anni fa.
La casa editrice Bompiani pubblica gli inediti appunti di lavoro lasciati da Corrado Alvaro, deceduto poco più di tre anni prima.
Si tratta di impressioni, ricordi, giudizi, spunti, osservazioni e riflessioni riportate dallo scrittore e giornalista calabrese in alcuni quaderni. 
Annotazioni saltuarie, scritte (quasi sempre) a matita, come materiale preparatorio per lavori futuri. 
Un vero e proprio zibaldone, chiamato "Ultimo diario (1948-1956)" dall'editore Bompiani per l’impossibilità di sapere quale fra i titoli progettati avrebbe scelto l'autore (che dunque aveva intenzione di pubblicare l'opera).
Esso costituisce la prosecuzione del diario di Alvaro riguardante gli anni dal 1927 al 1947 (pubblicato nel 1950 con il titolo "Quasi una vita"), una specie di "seconda parte" che va dal 1948 a pochi giorni prima della morte dello scrittore (giugno 1956).
Una delle riflessioni scritte nel 1948 è davvero interessante, soprattutto per la sua straordinaria attualità:
"La disperazione più grave che possa impadronirsi d'una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile".

Anno 2014, 7 mesi fa.
"L’evasione fiscale continua ad essere per il nostro Paese un problema di straordinaria gravità, tra le prime cause, se non la principale, delle difficoltà del sistema produttivo, dell’elevato costo del lavoro, dello squilibrio dei conti pubblici, del malessere sociale esistente. Il confronto internazionale […], riferito al più ampio fenomeno dell’economia sommersa, vede l’Italia ai vertici quanto a dimensioni del fenomeno: il 21,1 per cento del Pil nel 2013, nonostante la lieve flessione registrata nel corso degli anni più recenti; un livello che colloca il nostro paese ai vertici della graduatoria UE-17, in compagnia di Estonia, Grecia, Cipro, Malta e Slovenia. Per quanto invece concerne la componente evasione fiscale, vanno innanzitutto richiamate le recenti stime effettuate dall'Agenzia delle Entrate, con specifico riferimento all'Iva e all'Irap. […] Per l’insieme dei due tributi […] il vuoto di gettito creato dall'evasione sarebbe ammontato nel solo 2011 ad oltre 50 miliardi. Una cifra di tutto rispetto, anche se limitata ad un segmento del nostro sistema tributario: due sole imposte che, con meno di 150 miliardi, spiegano appena un quinto delle entrate tributarie complessive della pubblica amministrazione; restando invece escluse altre forme di prelievo ugualmente rilevanti e “a rischio”, come l’Irpef. […] La variabile evasione, insomma, incide profondamente sul livello della pressione fiscale, ne falsa la corretta percezione, distorce la sua distribuzione e rende il confronto con l’Europa più penalizzante. […] Sotto tali profili, un’imposta come l’Irpef, è per sua natura particolarmente esposta all'evasione: sia per l’ampiezza della base imponibile a rischio, sia per la progressività che caratterizza le sue aliquote, sia, infine, per il legame che si viene ad instaurare fra evasione fiscale ed evasione da spesa sociale: l’evasore fiscale, infatti, riesce spesso a collocarsi in posizione reddituale utile per conseguire, in aggiunta ai frutti diretti dell’evasione, anche i benefici dello stato sociale. Questa particolare esposizione all'evasione finisce per intaccare, fino a metterlo in discussione, il fondamentale ruolo che l’Irpef ha assunto sin dalla sua introduzione per l’attuazione dei principi dell’equità verticale ed orizzontale. Una conclusione, questa, che risulta ancora più rilevante ove si consideri che la nostra principale imposta rappresenta oggi, insieme agli assegni familiari, il principale strumento per attenuare il carico fiscale delle famiglie a basso reddito e con un numero elevato di componenti".
Morale (si fa per dire): "l’evasione fiscale resta un fenomeno molto grave per il sistema tributario e per l’economia del nostro paese".


Anno 2014, 34 giorni fa.
"L'affievolimento del sistema sanzionatorio da una parte e il mancato potenziamento operativo dell'apparato di controllo dall'altra hanno vanificato la razionalità teorica di un sistema fiscale basato sull'adempimento spontaneo, quale è quello che riguarda i circa cinque milioni di contribuenti che operano nel settore delle attività indipendenti e che sono, pertanto, in grado di autodeterminare almeno in parte il loro grado di lealtà fiscale.
[…]
Tali andamenti contradditori denotano l'esistenza di storiche divisioni politiche e sociali su un tema, quello del contrasto all'evasione che, per sua natura e rilevanza, dovrebbe costituire elemento di piena condivisione e concordanza di obiettivi.
[…]
Conclusivamente può dirsi che il sistema penale-tributario, in assenza di un'organica riforma dell'intero sistema repressivo penale, presenta oggi limitate possibilità di contrastare i più spregiudicati e insidiosi comportamenti fiscali.
[…]
l'attività di controllo, così come attualmente svolta, esercita una azione deterrente alquanto modesta e comunque di breve durata sul comportamento successivo dei contribuenti sottoposti ad accertamento fiscale. […] Le cause di tale insufficiente effetto deterrente sono da ricercarsi […]:

a) nel basso numero di controlli che l'Amministrazione è in grado di effettuare annualmente rispetto al numero di contribuenti <<a rischio>> esistenti (in media un controllo ogni trent'anni e più di svolgimento dell'attività, almeno per la maggior parte degli operatori);

b) nell'esiguità delle sanzioni amministrative alle quali il contribuente infedele è stato esposto, almeno finora, nell'ipotesi di definizione bonaria dell'accertamento (pagamento di una somma pari al 16,66% dell'imposta evasa in caso di infedele dichiarazione definita sulla base del verbale o dell'invito al contradditorio);

c) nella scarsa efficacia delle sanzioni penali, in gran parte dei casi destinate a restare inapplicate per prescrizione del reato o per altre cause;

d) nell'avvenuta attenuazione delle procedure di riscossione coattiva a causa di ripetuti interventi legislativi;

e) nella ricorrenza di condoni e sanatorie, la cui prospettiva rende autolesionistica la condotta di chi adempie correttamente e tempestivamente all'obbligazione tributaria.

Si tratta di uno scenario invero desolante, nel quale la correttezza fiscale sembra affidata più alla lealtà del singolo contribuente che ad un organico sistema di regole, alla violazione delle quali si riconnettano adeguate e certe conseguenze sfavorevoli".

Eh sì, la società italiana è proprio disperata (e ladra).


"Dalle mie parti", cantata dalla rapper calabrese 
Loop Loona (nome d'arte di Luana Crisarà).
Il video della canzone - tratta 
dall'album "Senza fine" uscito il 2 luglio 2014 - 
è stato pubblicato il 17 novembre seguente.
Per ingrandire l'immagine, clicca su "YouTube" in basso a destra


Il video del brano "Dalle mie parti" - cantato da Loop Loona - si apre proprio con il pensiero di Corrado Alvaro sopra citato, così commentato dalla giovane rapper (nata nel 1985 a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria): 
"Il problema è che in Italia non c’è più il dubbio [che vivere rettamente sia inutile, N.d.A.], troppe persone sono ormai convinte che vivere in modo onesto sia inutile. Anche io, a dire tutta la verità, qualche volta mi son trovata a pensare che l’educazione che mi hanno dato i miei genitori al rispetto di alcuni valori e regole fosse sbagliata, perché c’è sempre il furbo di turno che riesce a ottenere molto di più tramite conoscenze e sotterfugi. Ma alla fine mi ritrovo sempre a fare la scelta giusta, e non perché ho paura, ma perché credo seriamente che se riesco a raggiungere un obiettivo con le mie forze nessuno mi potrà togliere quello che è mio, e soprattutto non sarò ricattabile. Questo è un punto fondamentale per me: quanti di quelli che adesso ricoprono posti rilevanti non sono ricattabili?".

Parole sante.