mercoledì 20 novembre 2013

ORGANIZZIAMO IL CORAGGIO!

Pino e Marisa Masciari

"A: Angelino Alfano, Ministro dell'Interno

Non si abbandoni chi lotta contro la criminalità organizzata

Il nome di mio marito è Pino Masciari. Dal 1997 al 2010 è stato sottoposto al programma speciale di protezione previsto per i testimoni e attualmente è sotto scorta, insieme a tutta la nostra famiglia, per aver denunciato e fatto condannare con le sue dichiarazioni decine di capi e gregari di importanti famiglie della ‘ndrangheta. 

Nel 1988 mio marito cominciò a lavorare nell'impresa edile di suo padre, il quale si era già rivolto alle Forze dell'Ordine per riferire sulle pressioni e le estorsioni che la 'ndrangheta esercitava sul loro lavoro. Da subito Pino si ribellò alle pretese dell'organizzazione a delinquere, vedendo così le prime ripercussioni sull'azienda e ostruzionismi di varia natura, come furti, incendi, danneggiamenti e minacce. 

Alcuni malavitosi avvicinarono uno dei suoi fratelli e gli spararono alle gambe. 

Nel 1994 Pino fu costretto a licenziare tutti i suoi operai e a denunciare presso le forze dell'ordine quanto stava subendo. 

Dopo numerose perdite economiche, le banche smisero di prestarci denaro e Pino fu costretto a ricorrere agli usurai per ottenere quella liquidità che veniva meno dai mancati pagamenti dei lavori già realizzati dalla ditta. 

Nell'ottobre del 1996 il Giudice Patrizia Pasquin dichiarò la ditta "Masciari Costruzioni" fallita. 

La Distrettuale Antimafia di Catanzaro, la Commissione Parlamentare Antimafia, le diverse Sentenze dei Tribunali, lo stesso Ministero dell’Interno con la Commissione Centrale ex art. 10 L.82/91, presero atto che il fallimento dell’impresa era la conseguenza della sua ribellione al sistema criminale del potere ‘ndranghetistico, per cui la Commissione Centrale del Ministero dell’Interno assunse con delibera l’onere del pagamento della procedura fallimentare e di tutto ciò che ne derivava. 

Io, mio marito e i miei figli dal 17 ottobre 1997 abbiamo dovuto abbandonare per il grave ed imminente pericolo di vita la nostra terra, la Calabria, le nostre attività di imprenditore e di medico odontoiatra, le nostre famiglie e vivere per 13 lunghi anni in località protetta.

Per denunciare la criminalità, mio marito ha abbandonato la sua attività di imprenditore e tutta la nostra famiglia ha dovuto abbandonare la propria terra. 

Ora siamo costretti a pagare una pendenza relativa al fallimento dell'impresa, eppure il fallimento è conseguenza alla ribellione contro il potere 'ndranghetista. 

Le Istituzioni preposte non intervengono barricandosi dietro questioni formali, e presto saremo costretti a vendere la casa. 

Ministro, è così che si protegge un imprenditore che ha dato un importante contributo alla lotta contro la criminalità organizzata? 

Non chiedo nulla di nuovo, ma solo che venga portato a termine l’impegno che la Commissione Centrale ha assunto con determinazione nelle sue delibere coordinando la chiusura fallimentare. 

Chiedo che la pendenza relativa al fallimento dell'impresa di mio marito venga estinta dallo Stato, come ci era stato assicurato da precedenti sentenze.

Cordiali saluti,
Marisa Salerno Masciari".

Io ho firmato il suddetto appello lanciato dalla moglie di Pino Masciari.
Per firmare anche tu, clicca qui.


Il bellissimo libro di Pino e Marisa Masciari (2010)

sabato 16 novembre 2013

VIVA LA SINCERITA'!!!


Ieri il sito internet de "il Fatto Quotidiano" ha pubblicato due video-servizi illuminanti, poichè confermano in maniera palese:

- da un lato, il costante ricatto avanzato dalla famiglia Riva e dai vertici dell'Ilva di Taranto, per cui o si fa come vogliono lor signori (con tanti saluti alla tutela dell'ambiente e alla salute delle persone) oppure mettono in mobilità migliaia di lavoratori;

- dall'altro, quanto sia enorme e intricato il grumo di corruzione, sudditanza (all'interesse privato e criminale) e tradimento (del mandato pubblico e istituzionale, al servizio esclusivo della collettività e del bene comune) che caratterizza da tempo gli amministratori pubblici locali e nazionali di fronte al gigantesco inquinamento prodotto dall'Ilva di Taranto (con conseguenti gravissimi danni ambientali e alla salute delle persone).

Qui il primo (i fatti si svolgono tra il 7 giugno e il 29 luglio 2010);

qui il secondo, che coinvolge il Presidente della Regione Puglia (dal 2005) Nichi Vendola in un'intercettazione telefonica del 6 luglio 2010 (qui nella versione integrale).

Due anni dopo, il 26 luglio 2012, un politico italiano avrebbe così espresso - pubblicamente - il suo profondo pensiero ambientalista:

"noi ci siamo sempre contrapposti a un certo ambientalismo fondamentalista e isterico che pensa che tra i beni da tutelare non ci debba essere il lavoro, in una storia come quella di Taranto".


Della serie: viva la sincerità!!!

P.S. Considerando che il partito di cui Vendola è fondatore e presidente si chiama "Sinistra Ecologia Libertà" (Sel), bisogna riconoscere che mai nome è stato più indovinato. Complimenti!

Nichi Vendola

mercoledì 13 novembre 2013

LA GIUSTA BATTAGLIA QUOTIDIANA

Nino Di Matteo (Pm di Palermo)

Roberto Scarpinato (Procuratore Generale di Palermo)

Il 29 luglio scorso - commemorando il giudice Rocco Chinnici, i carabinieri Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta e il portiere Stefano Li Sacchi, uccisi dalla mafia 30 anni prima nella strage di via Giuseppe Pipitone Federico a Palermo - ricordavo che anche oggi altri magistrati siciliani rischiano la vita a causa della propria attività antimafiosa e auspicavo il risveglio delle coscienze affinchè ulteriori, simili tragedie non si verifichino mai più.
Schieriandoci dunque a fianco di Nino Di Matteo, Roberto Scarpinato e degli altri pubblici ministeri antimafia di Palermo e Caltanissetta, facciamo nostra una lezione fondamentale, frutto del loro impegno e di quello di tutti coloro che lottano e hanno lottato contro ogni mafia, corruzione e malaffare: 

la legalità è un bene prezioso 
per il quale bisogna combattere 
ogni giorno, 
nelle piccole e nelle grandi esperienze.


Perchè solo se 
ciascuno di noi
difende la legalità e il bene comune 
attraverso il proprio vivere quotidiano 
potrà partire 
quella riscossa 
civile, morale, etica ed economica 
di cui questo Paese 
ha vitale bisogno!