giovedì 1 novembre 2012

CORROTTI IN DIVISA


La storia che qui racconto vede come protagonisti alcuni poliziotti corrotti (agenti e graduati), appartenenti alle autopattuglie di Polizia Stradale in servizio a Caserta Nord.
Le indagini penali sono partite a seguito di una denuncia presentata da un autotrasportatore di mezzi pesanti, a cui è seguita la disposizione di intercettazioni ambientali da parte della magistratura all'interno di due autovetture di servizio della Polizia Stradale (tali intercettazioni – dai contenuti giudicati inequivocabili - hanno rappresentato la principale fonte di prova. Alla faccia di chi vuole depotenziare un simile strumento investigativo spesso decisivo).
I fatti - svoltisi tutti nella prima metà del 2001 - sono stati commessi da sei poliziotti con abuso dei propri poteri e delle proprie funzioni, in palese violazione dei doveri da esercitare durante i servizi di controllo dei tratti di strada di competenza (in particolare, zone autostradali). 
Gli episodi criminosi accertati sono stati diversi. Eccoli:

1) corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio (art. 319 c.p.) 
Due poliziotti hanno accettato da un camionista la promessa della futura consegna di due polli rivolta loro perchè non venissero contestate le seguenti contravvenzioni: guida senza cintura di sicurezza e possesso di patente illeggibile;

2) corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio (art. 319 c.p.) 
Un autotrasportatore ha guidato ininterrottamente per un eccessivo numero di ore con alcune luci dell'autoarticolato non visibili in ora notturna. Il camionista - senza accampare alcuna giustificazione, in quanto pienamente consapevole delle infrazioni commesse - ha consegnato una somma di denaro a due poliziotti per riprendere la marcia indenne da qualsiasi contravvenzione;

3) corruzione per atti d'ufficio già compiuti (art. 318 c. 2 c.p.)
Due poliziotti hanno ricevuto indebitamente dai conducenti di due automezzi (con trasporti eccezionali) la somma di 20.000 lire quale ricompensa per aver effettuato un servizio di scorta stradale ai due veicoli;

4)  corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio (art. 319 c.p.)
Due poliziotti hanno ricevuto una somma di denaro dal gestore della ditta "Fiera del Mobile" di Riardo per non formalizzare l'ingiunzione a rimuovere i pali di sostegno di un cartellone pubblicitario installati a distanza irregolare dall'autostrada.
Hanno così eluso doverosi atti di ufficio dietro illecito compenso;

5) corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio (art. 319 c.p.)
Due poliziotti hanno indotto un camionista a consegnare loro denaro per non procedere ai rituali controlli del suo camion. La mazzetta in denaro è stata consegnata;

6)  corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio (art. 319 c.p.)
Due poliziotti hanno ricevuto dal conducente di un autocarro la somma di 30.000 lire al fine di non redigere verbale di contravvenzione per omessa detenzione della patente di guida.

Si tratta di fatti delinquenziali assai gravi, inseriti all'interno di un'estesa e risalente illegalità compiuta da membri degli equipaggi della Polizia Stradale, talmente nota agli autotrasportatori e ai camionisti soliti percorrere quei tratti autostradali da indurli ad accettare la diffusa prassi di consegnare piccole somme di denaro agli agenti della Stradale - pur in assenza di loro richieste esplicite - per non avere noie o per non essere multati a seguito di infrazioni al codice della strada. 
Insomma, esisteva un vero e proprio "sistema" criminale dove il mercimonio delle funzioni pubbliche e la prassi di remunerazioni tangentizie erano assolutamente abituali e costanti.
Basti considerare che i poliziotti erano soliti non scendere nemmeno dalle proprie vetture e non redigere alcun verbale, ma temporeggiare in attesa della consegna della tangente.

Nonostante in tutti i gradi di giudizio (Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Corte d'Appello di Napoli e Cassazione) la colpevolezza degli imputati non sia mai stata messa in dubbio, alla fine la VI Sezione Penale della Cassazione ha dovuto dichiarare i reati commessi dai poliziotti estinti per intervenuta prescrizione (Sentenza 14 settembre 2012, n.35269). 
Ciò grazie a una delle sterminate norme ad personam varate dal governo Berlusconi: la sciagurata legge 5 dicembre 2005 n. 251, denominata ex Cirielli. Se infatti i termini di prescrizione del reato elencato al punto 3) sono rimasti invariati (7 anni e 6 mesi), quelli del reato contestato negli altri punti si sono dimezzati (da 15 anni a 7 anni e 6 mesi). Ciò significa che senza la legge berlusconiana ci sarebbero stati ulteriori 7 anni e mezzo di tempo, i reati si sarebbero prescritti il 27 luglio 2017 (e non il 27 gennaio 2010, come invece accaduto), dunque i poliziotti sarebbero stati condannati.

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