martedì 1 maggio 2012

BOSSI DISPREZZA LA PADANIA

So benissimo quanto debbano essere difficili gli ultimi tempi per il pregiudicato neo presidente della Lega Nord Umberto Bossi (8 mesi di carcere per finanziamento illecito ai partiti - ovviamente mai scontati - per una tangente di 200 milioni di lire ricevuta e incassata nel marzo 1992 dal gruppo Ferruzzi-Montedison), ma forse i suoi elettori non conoscono quanto sia profondo il disprezzo che il loro leader maximo nutre nei confronti della Padania e del suo vessillo. 
Nel 2001 il giudice monocratico del Tribunale di Como - Sezione distaccata di Cantù ha condannato a 1 anno e 4 mesi di carcere il fondatore della Lega Nord per vilipendio alla bandiera nazionale (art. 292 c.p.), poichè il 25 luglio 1997 - durante la serata conclusiva della festa di partito presso un parco pubblico di Cabiate (nel comasco) - aveva iniziato il proprio comizio dicendo: 
"Quando vedo il Tricolore, io m'incazzo. Il Tricolore lo uso soltanto per pulirmi il culo"
Quello che i militanti leghisti ignorano è che una delle tesi difensive di Bossi adottata di fronte al giudice è stata la seguente: l'imputato non si riferiva alla bandiera italiana, ma al tricolore padano esposto alla festa. Il giudice - probabilmente trattenendo le incontenibili risate - ha chiaramente bollato come del tutto infondata e illogica tale ricostruzione, dato che non è chiaro il motivo per cui Bossi avrebbe dovuto denigrare e offendere la bandiera del proprio partito.
Ora, capisco che la coerenza degli elettori leghisti preveda di inveire quotidianamente contro Roma ladrona per poi invocare come unico capo assoluto un condannato per tangenti (incassate dal segretario amministrativo della Lega Nord - Alessandro Patelli - al Bar Doney di Roma), ma forse sapere che quello stesso padre-padrone, per evitare un'altra condanna in sede penale, abbia sostenuto di aver voluto oltraggiare la bandiera leghista, sarebbe forse troppo anche per loro. Meglio non lo vengano a sapere...

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