lunedì 19 marzo 2012

UN NUOVO LAVORO 

Questo post è dedicato a Emma Marcegaglia, Elsa Fornero, Sergio Marchionne, Mario Monti e a tutti coloro che vorrebbero licenziamenti facili, senza troppi fronzoli. Pazienza se quelli che per lorsignori sono "ostacoli che impediscono la crescita economica" siano in realtà "diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione":

- l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale dello Stato (art. 3);
- il lavoro per tutti e il dovere dello Stato di promuovere le condizioni per renderlo concreto (art. 4);
- il ricorso a un giudice per tutelare i propri diritti e interessi legittimi (art. 24);
- la tutela del lavoro e la formazione professionale (art. 35);
- una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, ma pur sempre sufficiente ad assicurare una vita libera e dignitosa (art. 36);
- il riposo settimanale e le ferie annuali retribuite (art. 36);
- l'uguaglianza tra lavoratori e lavoratrici, alle quali va assicurato l'adempimento della loro specifica funzione familiare e materna (art. 37);
- la corresponsione di mezzi idonei alle esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia e disoccupazione involontaria (art. 38);
- un'organizzazione sindacale libera, con il solo obbligo di registrazione (art. 39);
- la stipulazione di contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie a cui il contratto fa riferimento (art. 39);
- lo sciopero (art. 40);
- la sicurezza, la libertà e la dignità umana sul posto di lavoro (art. 41);
- la collaborazione dei lavoratori alla gestione delle aziende (art. 46).

Ora, cari Marcegaglia, Fornero, Marchionne e Monti, non credete che la migliore riforma del mercato del lavoro sia quella di iniziare finalmente a rispettare e far rispettare tali norme di rango costituzionale, in vigore da più di 64 anni, ma ancora bistrattate e palesemente ignorate?
Possibile non sappiate (nel qual caso, sareste "tecnicamente" ignoranti) che limitare l'operatività dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori  - secondo il quale il giudice dichiara inefficace o nullo il licenziamento intimato senza una giusta causa o un giustificato motivo, ordinando anche la reintegrazione del lavoratore - sarebbe incostituzionale e illegittimo, ai sensi del sopra ricordato art. 24 della Costituzione?
Quando vi renderete conto che - soprattutto in tempo di crisi - il lavoro e i diritti non devono mai essere l'uno alternativo agli altri, ma complementari tra loro?
Se proprio volete che gli imprenditori possano licenziare senza alcun "disturbo", potete sempre invitarli a cambiare mestiere. Infatti - come ha di recente rammentato la sezione lavoro della Cassazione con la sentenza 12 marzo 2012, n. 3868 - l'art. 18 non si applica (dunque licenziare è un atto totalmente libero e incontrastabile) se il datore di lavoro non imprenditore svolge - senza fini di lucro - un'attività politica, sindacale, culturale, di istruzione, religiosa o qualunque altra che sia prevalentemente ideologica, priva di natura economica e carattere imprenditoriale (che, insomma, non preveda tasse di iscrizione, non remuneri i servizi, non paghi le attività svolte dai dipendenti, non ottenga ricavi per la concessione in uso di locali o attrezzi, ...).
Chissà, Marchionne potrebbe lasciare la Fiat per dirigere una scuola di catechismo (il cui motto principale sarebbe il comandamento "non avrai altro Dio all'infuori di me"), Marcegaglia potrebbe abbandonare l'azienda di famiglia per presiedere un'Università del Tempo Libero, Monti e Fornero potrebbero scappare da Palazzo Chigi per fondare e guidare il sindacato dei Pensionati Ancora Vivi, in modo da avere la soddisfazione di essere una volta tanto eletti da qualcuno.
Così, tanto per provare l'ebbrezza di licenziare chiunque vogliano e vedere l'effetto che fa.

Nessun commento:

Posta un commento