mercoledì 29 febbraio 2012

BERLUSCONI E RENZI, TROVA LE DIFFERENZE

Molti si chiedono per quale ragione il Pd continui a mantenere tra le proprie fila un personaggio come Matteo Renzi, attuale sindaco di Firenze. Forse, però, la risposta non è così difficile: assomiglia tantissimo a Berlusconi (li immaginate Bersani & C. cacciare un proprio esponente "solo" per questo? Dovrebbero espellere almeno metà partito!). Indimenticabili la sua visita in segreto (forse per la vergogna) ad Arcore per discettare con il grande statista dei problemi di Firenze, i numerosi apprezzamenti ricevuti dai berluscones (dalla figlia Barbara fino al Mattinale di Paolo Bonaiuti), le menzogne sul referendum del giugno scorso sull'acqua pubblica (disse, con grave sprezzo del ridicolo, che un quesito chiedeva di abrogare una legge firmata da Prodi e Di Pietro, mentre bastava leggerne la data e l'incipit per sapere che si trattava di una delle ultime norme varate da Berlusconi nel 2006) e le inquietanti minacce rivolte nel settembre 2008 a un'imprenditrice vicina al Pd - Sonia Innocenti - in quanto sostenitrice di Lapo Pistelli alle primarie per il Comune di Firenze (Graziano Cioni, candidato come Renzi a quella "competizione", disse a quest'ultimo, teoricamente suo avversario: <<Il voltaspalle lo deve pagare>> e, il giorno dopo, Renzi gli fece sapere che <<alla Sonia quel messaggio che mi avevi detto ieri gliel'ho fatto dare in modo molto brutale>>).
Se già questi elementi vi paiono sufficienti per accostare il nostro giovane "rottamatore" al ducetto brianzolo, sappiate che i due hanno qualcos'altro in comune: i problemi con la giustizia. Ora, Renzi ha solo 37 anni e ha ancora molta strada da fare per eguagliare il maestro, ma per essere già sulla buona strada deve aver fatto tesoro degli insegnamenti ricevuti. Se, infatti, i guai di mastro Silvio riguardano il penale e il civile, quelli di compare Matteo invece toccano la giustizia contabile. La Corte dei Conti - Sezione Toscana, con la sentenza 4 agosto 2011, n. 282, ha ricostruito una storia quasi ignota al grande pubblico, che invece vale la pena di raccontare.
Il 15 gennaio 2010 la Procura Regionale contabile ha citato in giudizio Matteo Renzi, in qualità di ex Presidente della Provincia di Firenze, per chiedere la sua condanna a risarcire il danno erariale causato allo stesso Ente da lui presieduto, grazie ad alcune assunzioni - a tempo determinato - per la propria Segreteria, esterne all'Amministrazione provinciale. Le persone scelte, infatti, non avevano i requisiti necessari perchè fosse loro corrisposto un determinato trattamento economico, troppo elevato. Nonostante il regolamento provinciale all'epoca vigente non richiedesse esplicitamente il possesso di una laurea, le assunzioni esterne non possono mai essere lasciate al mero arbitrio degli amministratori, ma ci deve sempre essere un vincolo di corrispondenza tra la retribuzione e alcuni requisiti minimi culturali e professionali, che giustifichino la corresponsione di quello stipendio, anche in assenza di un titolo universitario. Ciò non significa che gli amministratori pubblici non godano di un certo grado di autonomia nella scelta dei propri collaboratori esterni, ma che sono tenuti a rispettare i canoni di ragionevolezza e di buon andamento della pubblica amministrazione, in modo da consentire che il personale inserito nel pubblico e sfornito dei requisiti generalmente richiesti (come la laurea) offra garanzie necessarie di professionalità e competenza.
Ecco, secondo la Corte, Renzi, concedendo un trattamento economico troppo elevato e sproporzionato, non aveva osservato tali canoni. Infatti, egli aveva:

  • disposto la composizione numerica della propria Segreteria (atto di indirizzo n. 59146 del 15 luglio 2004, fatto proprio dalla Giunta cinque giorni dopo);

  • indicato, quali componenti della propria Segreteria, Eleonora Chierichetti - 22 anni - e Maria Elena Poli - 32 anni (note n. 59149 e n. 59152 del 15 luglio 2004) - assunte rispettivamente il 2 e 9 agosto 2004. La prima era studentessa alla facoltà di Economia e Gestione dei Servizi Turistici, ex hostess alla reception della Fortezza  Da Basso di Firenze, ex responsabile cassa e vendita di un outlet di Ungaro ed ex responsabile del bar di un Tennis Club; la seconda era studentessa alla facoltà di Lettere e Filosofia - corso in Paleografia latina, ex hostess con compiti di accoglienza e guida presso alcune mostre, ex partecipante a un progetto di avvicinamento all'utilizzo dell'euro con i ragazzi delle scuole medie;

  • indicato, quale Responsabile della propria Segreteria, Giovanni Palumbo (26 anni) - nota del 13 gennaio 2005 - assunto il 9 marzo 2005. Iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, era un ex dipendente precario dell'Agenzia di Promozione economica della Toscana, poi assunto in ruolo come istruttore amministrativo-contabile (dopo le sue dimissioni dall'incarico fornitogli da Renzi, era stato sostituito dalla sopra citata Maria Elena Poli, laureatasi nel frattempo in Lettere e Filosofia, con nota del 26 marzo 2007);

  • indicato, quale ulteriore componente della propria Segreteria, Benedetta Perissi - 33 anni (nota n. 725 del 29 novembre 2007) - assunta il 27 dicembre 2007. Diplomata, era un'ex impiegata al centralino dell'Agenzia Toscana Promozione "Villa Fabbricotti", ex impiegata addetta alla gestione commerciale e/o amministrativa della clientela per la Tim, aveva seguito un corso di formazione per addetti amministrativi organizzato da LavoriPiù spa e svolto numerose attività nel settore del commercio e dell'artigianato multiculturali.

Ora, la Corte dei Conti ha giudicato le suddette assunzioni:

  • illegittime, perchè riguardavano soggetti non laureati e, in ogni caso, con curricula non congrui rispetto alla loro scarsa o nulla professionalità e alle mansioni per cui erano stati assunti presso la Segreteria del Presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi;

  • illecite, perchè frutto di comportamenti gravemente colposi di amministratori e/o dirigenti, tra cui lo stesso Renzi, che avevano così prodotto un danno all'erario provinciale.

Secondo i giudici, dal momento che l'attività della Segreteria di un Presidente di Provincia non comporta lo svolgimento di prestazioni per cui serva una specifica e insostituibile competenza - anzi, trattasi di impiego dove la laurea non è necessaria - l'assenza negli assunti di minimi requisiti culturali e professionali rende ingiusta la percezione delle somme erogate, ma legittima pur sempre l'acquisizione di importi inferiori, alla luce delle prestazioni in ogni caso rese. Per cui, secondo la Corte, il danno arrecato da Renzi alle casse pubbliche dell'Amministrazione da lui presieduta è ravvisabile nella concessione di compensi immeritati perchè troppo elevati. Infatti, mentre il Responsabile della Segreteria, Giovanni Palumbo, era stato stipendiato come "laureato esperto" e la Provincia fiorentina aveva speso il 23,26% in più del dovuto, la maggiorazione per i semplici componenti era stata dell'8,31%. Renzi avrebbe dovuto optare per persone oggettivamente capaci di apportare un valore aggiunto all'Amministrazione provinciale, ma non sempre si era comportato in tal maniera. Come tutti gli altri soggetti che avevano partecipato alla scelta e all'assunzione dei suddetti personaggi, era incorso nella grave colpa di non aver applicato e rispettato i criteri generali della buona amministrazione e aver permesso (nonostante la palese irrazionalità) che fossero retribuiti con il trattamento tipico del personale laureato individui non solo privi di tale titolo di studio, ma sforniti di un valido percorso alternativo. L'attuale sindaco di Firenze, dunque, è stato giudicato responsabile di danno erariale per aver indicato nominativamente l'organico della propria Segreteria (i cui curricula non erano certamente idonei al conferimento dell'incarico assegnato) e partecipato alla formazione delle delibere illegittime e illecite, con un apporto decisivo.
Per tali comportamenti gravemente colposi e dannosi di depauperamento patrimoniale arrecato alla Provincia fiorentina (perdurati fino alla scadenza del mandato, il 30 giugno 2009), Renzi è stato condannato a risarcire il 30% dei danni erariali totali accertati alla Provincia di Firenze, ovvero 14.535,12 euro (l'intero danno erariale ammontava a 48.452,18 euro).
Sembrerebbe scontata la tesi per cui un amministratore pubblico che abbia impoverito i cittadini non debba più avere a che fare con il loro denaro, ma evidentemente il Pd la pensa in maniera diversa.

Nessun commento:

Posta un commento