lunedì 23 gennaio 2012

DUPLICE OMOFOBIA (prima parte)

Per chi ignorasse l'esistenza in Italia del fenomeno omofobico e il suo significato, troverà certamente utile conoscere due recenti esempi sfociati in Tribunale (racconto il primo qui di seguito, mentre del secondo scriverò nel prossimo post).
Nel 2007 l'allora direttore di "Libero" (oggi editorialista de "Il Giornale"), Vittorio Feltri, curava su Odeon Tv una rubrica di critica giornalistica e politica, "Pensieri&Bamba", il cui titolo rimandava all'attribuzione ironica, nel corso del programma, del premio "bamba" (termine popolare usato nel Nord Italia per indicare una persona ingenua, sciocca o stupida). Nella puntata del 12 marzo 2007 Feltri si è soffermato su un intervento svolto cinque giorni prima a Palazzo Madama dal senatore dei Verdi Gianpaolo Silvestri (ambientalista, pacifista, fondatore negli anni '80 dell'Arcigay, oggi dirigente di Sinistra, Ecologia e Libertà). In quella seduta il Senato, prima di approvare in prima lettura il disegno di legge costituzionale n. 1084*, aveva ascoltato il seguente intervento del senatore Silvestri:
"Fermamente convinto che il rifiuto di adempiere ad ordini di morte sia un dovere oltre che un diritto, esprimo piena solidarietà nei confronti dei disertori di tutte le guerre. Volevo chiedere perdono per quelli che sono stati ammazzati da strutture di morte, da uniformi senza umanità e volevo portare un riconoscimento forte a loro e ai loro discendenti, affinchè questo non succeda più. Io penso che la diserzione sia un atto di diritto, che il non obbedire a ordini di morte, di carneficina sia un dovere".
Nella sua rubrica televisiva del 12 marzo, Feltri ha risposto così:
"Il bamba questa settimana lo diamo a un personaggio che si è reso noto negli ultimi giorni, ma che prima noto non era. Vi dico il nome: Giampaolo Silvestri. Questo signore è stato iscritto o è ancora iscritto, non ricordo, all'Arcigay ed è deputato [in realtà, è senatore, N.d.A.] dei Verdi. E cosa ha fatto di molto interessante? E' andato alla Camera dei Deputati [in realtà, al Senato, N.d.A.], ha preso la parola e (udite, udite) ha predicato a favore dei disertori. Insomma, la lode, l'elogio dei disertori. Da notare che questo signore fa parte della maggioranza di governo [Prodi, N.d.A.]. Quindi noi siamo nelle mani di questi stravaganti personaggi, come Gianpaolo Silvestri, che ama - va bene che è iscritto all'Arcigay - i disertori, forse perchè scappando offrono le terga. Noi diamo questo bamba con profonda convinzione che questo signore non è solo bamba, ma è bamba due volte e ribamba: tre volte bamba ".
Il senatore Silvestri, sentitosi offeso, si è allora rivolto alla giustizia civile per chiedere un risarcimento danni. Nonostante Feltri avesse invocato nel processo il diritto di satira, sostenendo di aver detto la verità con pertinenza e senza alcuna diffamazione, la prima sezione civile del Tribunale di Milano non è stata del medesimo avviso. Nella sentenza 13 ottobre 2011, n. 12187 il giudice unico Orietta Miccichè, prima di analizzare il caso particolare, ha ben riassunto alcuni principi giuridicamente consolidati:
- i diritti di cronaca (il racconto dei fatti) e di critica (il giudizio o l'opinione che, per natura, non sono  obiettivi, visto che si fondano su interpretazioni soggettive) sono sacrosanti, poichè sanciti dall'art. 21 della nostra Costituzione e dall'art. 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
- anche se il pluralismo e la tolleranza richiedono la massima libertà di espressione, è necessario non oltrepassare i requisiti minimi di forma (es. non ci devono essere termini esclusivamente insultanti) e rivelare notizie di interesse pubblico, complete e vere (anche solo ipoteticamente, se provengono da un diligente lavoro di ricerca e controllo del giornalista), senza sottintesi o insinuazioni idonee a creare false rappresentazioni della realtà;
- il diritto di critica può anche ledere la reputazione altrui, purchè sia esito di un dissenso ragionato e non di un'aggressione gratuita e distruttiva dell'onore di una persona. Il limite legittimo viene superato quando, con l'intento di screditare qualcuno, si esprimano attacchi personali volti a colpire il piano individuale di una persona e la sua sfera morale, senza criticarne le azioni e le idee e senza alcuna finalità di pubblico interesse;
- l'offesa personale non è tollerabile neppure se susciti ilarità. Il compito della satira è servirsi di intenti polemici per sferzare i vizi, le abitudini e le idee delle persone o svelare gli incongruenti e ridicoli valori della cultura ufficiale. Fare satira non significa insultare gratuitamente qualcuno (sarebbe banale falsità), ma deformare in maniera grottesca la realtà, collocandosi ambiguamente tra la descrizione e la manipolazione dei fatti;
- la satira è una particolare manifestazione del diritto di critica, caratterizzata da una forma espressiva corrosiva e impietosa, finalizzata a rappresentare i fatti con ironia per far ridere e sferzare i costumi.
Dopo tali puntualizzazioni, il giudice Miccichè, entrando nel merito del caso specifico, ha riconosciuto a Feltri il diritto di critica nel sarcasmo utilizzato tramite l'attribuzione di un premio sgradito (il bamba) e l'uso di espressioni volutamente enfatiche, pungenti e beffarde, come "ha predicato a favore dei disertori" e "la lode, l'elogio dei disertori". Tuttavia, se nella prima parte del suo intervento Feltri ha solo manifestato la sua opinione diversa da quella di un senatore della Repubblica, la frase successiva "ama - va bene che è iscritto all'Arcigay - i disertori, forse perchè scappando offrono le terga" è stata considerata dal giudice palesemente diffamatoria e offensiva. Vale la pena di lasciar la parola alla dottoressa Miccichè, alla quale va il merito di aver offerto un'ottima definizione del concetto di omofobia:
"L'immagine rimanda a un clichè volgare e retrivo per cui l'omosessuale viene identificato con una persona amorale, la cui personalità è ridotta alla sola caratterizzazione sessuale, peraltro vista come distorta e spregevole (che nel caso di specie si tradurrebbe nell'insidia verso altri uomini), attraverso la quale ogni comportamento, opinione o atteggiamento viene filtrato e proposto al pubblico, con ciò negando altresì dignità della persona omosessuale. Il richiamo a questi clichè è privo di collegamento con l'oggetto legittimo di critica alle opinioni del senatore Silvestri e mira quindi esclusivamente a sminuirne e delegittimarne l'immagine personale, risolvendosi in un gratuito e immotivato insulto che, lungi dal criticare i programmi e le azioni del parlamentare, mira solo a colpire la persona evocandone una pretesa indegnità personale".
Il Tribunale, evidenziando la gravità dell'offesa arrecata - con implicazioni sulla sfera pubblica e privata di Giampaolo Silvestri - ha dunque condannato Vittorio Feltri a risarcire il danno non patrimoniale subìto dal  fondatore di Arcigay (50.000 euro) e a rimborsargli le spese di giudizio (5.859 euro).

P.s. Oggi Feltri cura una rubrica molto simile a quella di 5 anni fa (a parte il nome - "Feltri senza filtri" - e l'emittente - Studio 1 - tutto è rimasto invariato). Avrà imparato la lezione?


* Tale ddl, presentato alla Camera l'11 ottobre 2006 da un altro parlamentare dei Verdi, Marco Boato, intendeva abolire l'ultima traccia di pena di morte ancora presente nel nostro ordinamento (quella in ambito militare di guerra), modificando il c. 4 dell'art. 27 della Costituzione. Per la cronaca, tale proposta sarebbe poi diventata legge il 25 settembre 2007 ed entrata in vigore un mese dopo: si tratta della norma costituzionale 2 ottobre 2007, n. 1.

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